Franco Brocani o la coerenza dell'idea
Un'idea di cinema. Ciò che basterebbe per portare avanti qualcosa, un tentativo, una necessità, un'ossessione, una ribellione, un lavoro, una novità. E ad un certo punto lo dice, Franco Brocani, che il suo cinema è rosselliniano. Ad un certo punto del documento messo insieme da Giacomo R. Bartocci che ci ricorda uno degli artisti più intensi del cinema italiano tout court. Perchè appunto lo dice, Brocani, che il loro, di lui, Schifano, Bene, di cinema, non era underground; volevano fare Hollywood loro, fare il cinema. Bartocci ha voluto proporre questo ritratto d'autore partendo dall'ultimo film dell'artista, Le Opere e i Giorni, girato nel 2006 e impegnato nel discorso da sempre caro a Brocani, quello delle opere appunto, della possibilità dell'arte di esistere nel tempo, e il tempo stesso. Ricompaiono certe figure che ripercorrono gli esordi di Necropolis, e ne rilanciano certe tematiche raddoppiandole nel contesto sociale contemporaneo, ma con un'idea, come si diceva, di cinema che è rimasta immutata, coerente perchè figlia di sincerità e fedeltà immutate. L'idea è la semplicità, l'assenza d'estetismo e la fiducia nell'estetica della realtà, dell'attore vivo e della figura che per esistere nello spazio del cinema e resistere in una riproposizione del mito ha bisogno di quello e non di più. Franco Brocani cuore meccanico in corpo anonimo è il titolo del documento che oltre a sequenze dei film propone immagini del backstage de Le Opere e i Giorni e stralci di interviste e interventi dell'artista riguardo l'amico fraterno Schifano, il suo cinema e il suo amore per Jean Marie Straub. Documento interessante e di valore emotivo.